Il Carro come oggi lo vediamo è il risultato di lavori di restauro che terminano nel 1764, la sua forma, secondo la descrizione che ne fanno Luciano Artusi e Silvano Gabbrielli, richiama la caratteristica torre mozza utilizzata nel Medioevo come macchina d’assalto per espugnare le mura delle città nemiche. Le sue dimensioni sono: altezza 11,60 metri (senza la girandola posta in alto: 8,70 metri), lunghezza 3,40 metri, larghezza 2,80 metri, circonferenza delle ruote 2 metri e lunghezza timone 2,50 metri.
Sul primo ripiano di forma quadrangolare a parallelepipedo sono visibili gli stemmi dei quattro quartieri del centro storico della città: sul pannello anteriore è visibile lo stemma del quartiere di Santo Spirito rappresentato da una colomba bianca, nel pannello di sinistra lo stemma del quartiere di San Giovanni rappresentato dal Battistero ottagonale, nel pannello posteriore lo stemma di Santa Maria Novella rappresentato dal sole e sul pannello di destra lo stemma di Santa Croce rappresentato da una croce d’oro.
Il secondo ripiano in alto mostra sulle quattro facciate lo stemmo della famiglia de’ Pazzi: sul lato destro l’antico emblema con le tre lune rosse che si incrociano con le tre lune blu, mentre sui lati anteriore, posteriore e sinistro il nuovo stemma ricevuto da Goffredo di Buglione composta da due delfini d’oro crestati e occhialuti con cinque corsi dotate.
Sul terzo ripiano si trova la corona murale decorata, stemma anch’esso concesso da Goffredo di Buglione, e supportata dalla coda di quattro delfini dorati rovesciati.
Il Carro con gli elementi artistici e simbolici e la gioiosa esplosione evoca la distribuzione del fuoco benedetto a tutti i presenti come avveniva per i fiorentini in epoca medievale coinvolgendo così tutta la città di Firenze.
La popolarità del Carro già in epoca medievale porta con sé un valore di carattere popolare che si lega all’accoglienza dei visitatori illustri nella città di Firenze che fa da fondamento storico alla leggenda di Pazzino de’ Pazzi, inoltre la distribuzione del fuoco benedetto durante la Veglia pasquale a tutti i cittadini è l’altro aspetto che si inserisce nel tessuto delle tradizioni popolari fiorentine e che permane fino ad oggi vivo se pur modificato nel suo svolgimento.